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Ingrao nel 1990

Pietro Ingrao (1915-2015) al XIX congresso del PCI, nel pieno del processo noto come “svolta della Bolognina“.

[appunto, una pagina dei necrologi; ma posso davvero lasciar correre?]

Aggiornamento: link al dialogo tra Ingrao e Bobbio sulle istituzioni, pubblicato nel 1986 su MicroMega.


A sinistra di che?

Di recente, la rediviva Unità ha ospitato un dibattito sul mantenimento del nome di Gramsci nella testata. Qualcuno ha proposto di eliminarlo, ma stranamente non si tratta di una fazione di moderati poco inclini a tenersi Gramsci come riferimento culturale: al contrario, sono stati alcuni comunisti a sottolineare la distanza politica enorme tra il PD, di cui l’Unità è ora l’organo, e il pensiero di Antonio Gramsci, fondatore insieme a Togliatti e altri del Partito Comunista Italiano (di cui il Partito Democratico è solo in parte, e sempre meno, erede). Tutto sembra essere partito da un tweet di Fassina, contro un titolo del giornale dal sapore renziano. Chi non è d’accordo con questa proposta, sostiene che Gramsci, in quanto intellettuale italiano, appartiene a tutti, e anche al di là del fatto incontestabile che il giornale fu da lui fondato nel 1924, è giusto e persino necessario che il suo nome figuri sulla testata, perché il suo pensiero non è di proprietà esclusiva di una parte politica. In pratica, Gramsci appartiene a tutta la sinistra, anche a quella moderata, anzi alla cultura italiana in generale. I detrattori però sottolineano che probabilmente il compagno Gramsci si dissocerebbe dal PD e quindi dalla linea assunta dal suo organo di stampa; Gramsci fu sempre “partigiano”, politicamente intransigente, avverso all’indifferenza e autore di acutissime analisi storiche e sociali da un punto di vista di classe. Continua a leggere


Valentina VS Diego

valentina-nappi

[Aggiornamento: purtroppo alcuni articoli e pagine riportati in questo articolo non sono più disponibili, quindi il ragionamento che ho fatto è ormai “monco” di quelle fonti da cui è scaturito]

Devo dire che Valentina Nappi mi ha colpito. E’ una pornostar ormai molto nota, ma non solo e forse non principalmente per le sue prestazioni su schermo. Tiene infatti (o almeno ha tenuto fino a poco tempo fa) una pagina-blog su MicroMega, dove esprime considerazioni tutt’altro che banali su questioni di costume, politica e filosofia, talvolta in modo provocatorio, ma sempre con lucidità e proprietà di linguaggio. Una proprietà tale, che all’inizio pensavo si facesse scrivere gli articoli da qualcun altro, visto che pure io, nonostante gli sforzi, conservo qualche pregiudizio sulla natura delle persone. In effetti alcune parti dei suoi articoli sembrano scopiazzate da testi di importanti autori: corretto sarebbe riportarle come citazioni, però un possibile “plagio” credo faccia parte delle sue provocazioni e, comunque, vuol dire che lei almeno qualche testo buono lo ha letto. In ogni caso sta diventando un personaggio pubblico come altre attrici porno prima di lei, attiviste nel campo della sessualità.

Incuriosito da questa porno-intellettuale, se così si può definire, ho letto con attenzione un suo articolo che ha suscitato le vive polemiche di un altro intellettuale, stavolta non porno, ma comunque giovane e in ascesa: Diego Fusaro. Ricercatore e saggista, è noto soprattutto per la curatela delle nuove edizioni di opere di Karl Marx, con Bompiani, e per il portale “La filosofia e i suoi eroi“, creato a 16 anni per raccogliere appunti di filosofia e oggi uno dei più ricercati. Fusaro ha aspramente criticato la posizione (intellettuale) di Nappi sull’idea attuale di anticapitalismo (secondo lei assimilabile al fascismo), adducendo però argomentazioni che, pur nella loro complessità, sembrano quasi reazionarie. La questione è piuttosto interessate, al di là della polemica generatrice, perché pone in rilievo un problema teorico stringente, cioè la crisi dell’alternativa socialista al capitalismo e l’emergere della destra radicale come forza di contestazione. Prima però di dire la mia, vi consiglio di leggere i due articoli in questione per avere la visione esatta del problema, così come è posto dai duellanti:

– “Oggi il fascismo si chiama anticapitalismo” (V. Nappi)

– “Il Capitale e i suoi utili idioti: la signorina Nappi” (D. Fusaro) Continua a leggere


Parole sul Muro

berlin wall

Innanzitutto, la storia: il Muro di Berlino, costruito il 13 agosto del 1961, separava i settori americano, inglese e francese da quello sovietico della città, nonché dal resto della Repubblica Democratica Tedesca. Questi erano collegati alla Germania dell’Ovest tramite un ponte aereo. Inizialmente il confine tra i settori era costituito da semplici posti di blocco, poi con l’avanzare della guerra fredda è stato sostituito da steccati con filo spinato, muri semplici di mattoni e infine dai famosi lastroni di cemento armato, in grado di resistere allo sfondamento da parte di un camion. Oltre a questo, vi erano torrette con guardie armate e varie altre misure di sicurezza, soprattutto ai posti di blocco (un amico di famiglia che ai tempi lo attraversò, subì una perquisizione completa dell’auto, che fu persino immersa in uno strato d’acqua per scoprire persone nascoste sotto i sedili). Fu demolito il 9 novembre 1989. Oggi ne sono rimasti pochi tratti, lasciati più per il turismo che per la memoria. Continua a leggere


Bertinotti. Una valutazione personale

Bertinotti-Fausto-2L’uscita di questo articolo su Repubblica mi spinge a scrivere qualche considerazione sul personaggio politico italiano che mi è sempre piaciuto di più. Penso sia giusto parlarne in toto e non solo in merito alle sue recenti dichiarazioni, riportate forse in modo superficiale, ma su cui ci sarebbe molto da discutere.

Fausto Bertinotti ha avuto su di me un’influenza enorme. Quando cominciai a interessarmi di politica, da adolescente negli anni Novanta, ero tendenzialmente un fervido rivoluzionario filosovietico per il quale non esisteva altra via che la ricostituzione immediata dell’URSS e la ripresa del movimento comunista internazionale. Ciò, come è evidente, proprio nel periodo in cui quell’esperienza si era appena conclusa e, forse più di oggi, il pesante discredito sull’intera cultura di sinistra era aggressivo, implacabile ed ebbro per la “vittoria”. In realtà, se la gente non avesse inziato a parlare malissimo dei comunisti, peggio che in passato, forse non mi sarei incuriosito per cercare di capire il motivo di tutto quell’astio e magari avrei preso una direzione un po’ diversa, forse. Continua a leggere


Adolf e Iosif

Hitler e Stalin 1

Adolfo e Giuseppe. Come a dire Gianni e Pinotto. O Stanlio e Ollio. Una coppia molto popolare, insomma. Li tirano sempre in mezzo, qualunque sia l’argomento. Come insulto, certo, ma anche come termine di paragone per qualsiasi cosa, come metafora adatta a qualsiasi discorso in qualunque ambito.

Ultimamente sono spuntati fuori durante le danze della campagna elettorale per le europee; presto qualcun altro li nominerà di nuovo, seguendo i passi di innumerevoli predecessori. C’è un esercizio retorico, la reductio ad hitlerum, che spiega bene i meccanismi in base ai quali Adolf, Iosif e qualsiasi altro mattacchione un po’ troppo zelante nell’obliterare chi e cosa non gli piaceva, vengono usati come simbolo di tutto ciò che serve a screditare l’avversario.

Provate anche voi, con qualsiasi cosa, in qualsiasi senso: sei un fumatore? Sei un mostro come Hitler, perché uccidi chi ti sta intorno. Non sei un fumatore? Neanche Hitler fumava, e guarda quanti ne ha ammazzati. Bevi alcolici? Anche Stalin era un ubriacone. Non bevi alcolici? Il proibizionismo di Stalin ha fatto finire nel Gulag un mucchio di gente. E così via. Funziona sempre. Continua a leggere


Appunti teorici su Toni Negri

Antonio Negri è probabilmente il più lucido e fecondo autore di stampo marxista nel panorama degli intellettuali italiani contemporanei. La linea di produzione teorica da lui sviluppata negli ultimi anni insieme a Michael Hardt, a partire da Impero – influenzata dagli studi su Spinoza e Nietzsche, pregna di suggestioni derivate da Deleuze e Guattari – tenta di trasportare il comunismo nell’era globalizzata rinnovandone il significato, in senso letterale. Ora l’alternativa sociale è il comune, ossia l’insieme complesso dei bisogni, delle capacità, della produzione biopolitica degli individui; pertanto, essere oggi “comunista” non si risolve più nell’adesione a un partito specifico, o a una ideologia più o meno ortodossa, bensì nel lavorare al raggiungimento della vita in comune, al di là del pubblico e del privato. Continua a leggere


Totalitarismi. Risposta a un liberale

Michail Chmel'ko - Il trionfo del popolo vittorioso (1949)

Michail Chmel’ko – Il trionfo del popolo vittorioso (1949)

Per festeggiare il cinquantesimo articolo, ho deciso di andarci giù pesante 😀

Qualche anno fa mi ritrovai impegnato in un interessante dibattito con un ragazzo di idee liberali, intelligente, ma con una tendenza neocon ad accomunare le altre ideologie nel calderone del totalitarismo (una categoria inventata proprio dai liberali, a fronte di una esaltazione del modello democratico innestato sull’economia capitalista). Una sua affermazione, in particolare, mi fece prodigare in una lunga risposta. Nazismo e comunismo sono forse la stessa cosa? Hitler e Stalin erano le due facce di una stessa medaglia? Io, naturalmente, non lo credo. Penso sia una comparazione superficiale e ideologica, che non tiene conto delle differenze tra gli ideali, bensì solo delle similitudini tra le esperienze storiche. Un parallelismo si può fare tra forme di governo, controllo, repressione ed organizzazione sociale, nonché culto delle personalità, ma non sul piano delle idee, totalmente opposte le une alle altre. Accostare comunismo e nazismo, considerarli uguali nei contenuti per i risultati storici delle loro applicazioni, è la tendenza omologatrice del pensiero attuale, che io rifiuto. Siccome credo possa essere ancora interessante, anche visto il successo (statistico) dell’altro articolo sullo stalinismo, ho scelto di riproporre quella risposta. Oggi risponderei quasi le stesse cose, specificando meglio alcuni punti su cui penso di essere stato impreciso – ad esempio sulla figura del proletario nel “mondo migliore”: se si tralascia la propaganda, è evidente che in una compiuta società comunista essa non esisterebbe più, scomparendo assieme alla distinzione tra classi sociali. O sulla natura dell’ideologia: per Marx era sì falsa coscienza, ma oggi bisogna tenere in conto anche Gramsci, per il quale l’ideologia è una costruzione di classe, cioè un complesso di idee e di valori che giustificano e indirizzano l’azione delle classi, alimentandone l’egemonia o la lotta per la sua conquista.

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