Ultimamente, le discussioni che sto avendo sui social network mi risultano più interessanti di quanto potrei scrivere sul blog io stesso. Ne ho riportate diverse in questo periodo [tag “dibattito“, articoli “della discordia”], perché restituiscono con vivacità lo scambio di idee realizzato sul momento, senza troppe riflessioni successive. Questa elaborazione in corso d’opera, proprio per il fatto di non essere definitiva, mi dà la possibilità di fissare le idee e le argomentazioni sul momento, permettendomi poi di ritornarci senza perdere la freschezza del punto di vista.
Perciò riporto un’altra discussione, avuta con una compagna, sulla questione dei monumenti, a partire da quello a Montanelli, tornato alla ribalta in quanto simbolo dell’indulgenza verso il nostro passato colonialista. Ora, sul primo atto di protesta contro il monumento avevo già scritto un anno fa Anacronismo nei giudizi (un abbozzo), in cui avevo un punto di vista leggermente diverso da oggi; ma appunto perché era un abbozzo, non poteva rimanere identico adesso, con un contesto ancora in evoluzione che impedisce di fissare nuovamente il punto della situazione.
Quanto riporto, in realtà, non si riferisce tanto al caso Montanelli, perché come si vedrà ho appianato certi dubbi che avevo (e comunque concordo in pieno con l’obiezione di partenza); mi riferisco invece alla questione più in generale dei monumenti come memoria collettiva, e al significato della loro rimozione, delle possibilità di modificare la costruzione collettiva della memoria storica come parte dell’identità nazionale. Io ritengo che, al netto dei giudizi odierni, che hanno una loro ragione ben giustificata, la questione sia comunque molto complessa, più di quanto si riesca ad esprimere in una normale discussione.
Segnalo intanto alcuni articoli che secondo me forniscono spunti interessanti:
- “Cosa fare con le tracce scomode del passato”, di Igiaba Scego, uno degli articoli migliori che abbia letto, tra i molti sbraitanti e isterici di entrambe le parti. Io la penso sostanzialmente come l’autrice: il passato va ri-contestualizzato in maniera critica, aggiungendo narrazioni e memorie anziché eliminarle.
- “La disputa delle statue”, di Enrico Gullo, una bella disamina storica tra storia dell’arte, damnatio memorie e rivolte.
- Una video risposta di Alessandro Barbero su Leopoldo II del Belgio, il re che riservò per sé, come sua proprietà privata, l’intero Stato libero del Congo, in cui le atrocità contro la popolazione locale ispirarono, superandola però di gran lunga in mostruosità, la fantasia di scrittori come Joseph Conrad, con il suo Cuore di tenebra.
E ora il dibattito: Continua a leggere