Archivi del mese: marzo 2020

Aforismi a buon mercato, vol. 9

Aforismi 72 – 89

  • Origine e senso delle parole
  • Pasolini non mi piace
  • In difesa di Pasolini
  • 1968/2018
  • Come eravamo (illusi)
  • Cinema antisovietico offensivo
  • Due articoli su sinistra e Islam
  • Capitalismo verde
  • Champagne!
  • Sovietskoje Sciampanskoje
  • Comunella Molotov-Ribbentrop?
  • Slide to the Left
  • Digito ergo sum
  • Convergenze parallele
  • Prima, conta fino a 1000
  • Gilles Deleuze, Lo strutturalismo
  • La fragilità dell’acciaio temprato

Continua a leggere


Lo show TV della discordia

non è la stessa cosa

La differenza mi pare evidente

Un altro breve dibattito (brevissimo, uno scambio di battute) recuperato dai social network. Stavolta si discuteva del programma di Rai 1 Tale e Quale Show, edizione 2019, in cui, per chi non lo avesse mai visto, i concorrenti devono imitare ogni settimana un cantante famoso in una delle sue performance. Per farlo, oltre a passare per un difficile lavoro di imitazione del canto, della voce e delle movenze, vengono anche truccati da specialisti, in modo da assomigliare il più possibile fisicamente al personaggio da imitare. Talvolta capita che concorrenti uomini imitino cantanti donne e viceversa; più spesso, che concorrenti bianchi imitino cantanti neri (raramente il contrario, o forse mai, visto che non ho mai visto concorrenti di colore, almeno nelle puntate che ho beccato). Su questo ultimo punto si è accesa una piccola diatriba riguardo al cosiddetto blackface, ossia la vetusta pratica di cantanti e attori bianchi di dipingersi la faccia di nero e fare spettacolini di intrattenimento, in cui i caratteri stereotipati ed esagerati dei neri rendevano un effetto “comico”. Per averne un’idea – ma con questo non sto né condannando, né portando come esempio peggiore – si può prendere il primo film sonoro della storia, Il cantante di jazz (1927), con l’interpretazione di Al Jolson. La pratica del blackface, come spiegato in questo articolo su Bilbolbul, risale all’inizio del XIX secolo, è andata in declino tra le due guerre ed è praticamente scomparsa dopo gli anni Cinquanta (sostituita magari dalla pratica del yellowface, di cui l’esempio più noto è l’inquilino giapponese di Colazione da Tiffany, interpretato da Mickey Rooney). Senza scendere ulteriormente in dettagli, riporto lo scambio di idee con chi aveva riportato e sostenuto un post di Vice dal titolo “Il blackface non è mai accettabile” (ripetuto varie volte in maiuscolo, tanto per lasciar chiaro). Continua a leggere