Archivi del mese: ottobre 2020

Scontri divergenti

scogliera

La notte, nel mondo dei sogni, scopro che il mio cervello è molto più creativo di quanto io possa sperare di essere nelle ore di veglia. Non c’è nulla di speciale, in questo; tutti, o quasi tutti, sperimentano la composizione di musiche e testi, la visualizzazione di immagini meravigliose (o spaventose), l’esperienza di luoghi e istuazioni che, una volta svegli, non hanno la possibilità di descrivere, tanto meno di realizzare. Quel che però ho sempre tentato, tramite una immediata e ardua ripetizione mentale, è il riversare su carta almeno le parole sopravvissute all’oblio, la ricostruzione a posteriori (e quindi in certa misura falsata) delle immagini viste e vissute, con tutto il contorno di sensazioni. In certi casi ho potuto farne descrizioni accurate, in altri ho dovuto lasciare lacune e buchi, e forse un giorno trascriverò qui alcuni di questi sogni. Stanotte invece ho avuto una “visione” politica, una allegoria del dibattito infruttuoso eppure infinito che coinvolge i grandi temi sociali: il mare e la scogliera.

Non aspettatevi nulla di profondo (anche perché la geografia insegna che gli abissi sono generalmente ben lontani dalle coste), l’allegoria politica è presto detta ed esaurita: le forze del progresso sono il mare, vasto e incessante nei suoi movimenti, che onda dopo onda sommerge, batte e corrode gli scogli; le forze della conservazione sono la scogliera, che resta ferma e rigida nella sua posizione per secoli e secoli. Nessuna delle due forze riesce a prevalere sull’altra, sono destinate a scontrarsi fin quando esisterà il mondo, una tentando di portare il cambiamento senza fermarsi mai, l’altra tentando di mantenere la posizione e la conformazione senza muoversi mai. I cambiamenti avvengono, le coste si modificano, la roccia si erode, ma ci vogliono tempi lunghissimi, ben oltre la “vita” delle singole mareggiate. Perciò, dal punto di vista generazionale e soprattutto individuale, la situazione non cambia davvero. Eppure nessuna delle due forze smetterà mai di scontrarsi con l’altra.

Questo implica che anche nella ricerca di un dialogo tra le due, non si possa sperare granché nella soluzione convergente. Qualche sera fa ho seguito una riflessione di Vincenzo Di Ieso, prefetto della chiesa taoista italiana (praticamente un “papa taoista”), il quale, in video, ha parlato del dialogo tra spiritualità e scienza: secondo lui si tratta di un dialogo divergente, in cui ognuna delle posizioni tende a dire la sua, senza essere disposta a modificare il proprio punto di vista e dunque rimanendo nelle proprie convinzioni già date per certe. Questo è il contrario del dialogo convergente, in cui ogni parte entra con le proprie idee, ma è disposta ad ascoltare le idee altrui e a cercare un terreno comune di intesa, e magari di soluzione di problemi o ricerca di un bene comune. Ecco, il “dialogo” tra la scogliera e il mare, tra la conservazione e il progresso, è assimilabile a questa prospettiva divergente.

Ma allora perché ho scritto “scontro” anziché “dialogo”? Perché in qualche modo, l’idea del dialogo divergente mi pare più simile all’incontro tra due scogliere, o tra due onde; nel caso dell’onda che si abbatte sulla scogliera, è difficile non parlare di scontro, perché in questa immagine può condensarsi l’idea di lotta. Perciò, scontro divergente in quanto ognuno resta della sua idea (la scogliera di resistere, l’onda di sommergere) nonostante l’infuriare della lotta, del dibattito. Esiste, infine, uno scontro convergente? Questa è l’ipotesi più stuzzicante, che sarebbe bello esplorare, perché mi pare un territorio sconosciuto in cui si potrebbero produrre effetti nuovi e imprevedibili.

Però, non adesso. Il mio cervello si è già stancato e gli articoli chilometrici si sono già accumulati nelle bozze. Ne riparleremo alle prossime maree.


Previsione realistica

Nel 1956, Mao Tse-tung (o Zedong, tanto è uguale) era convinto del grande progresso che avrebbe reso la Cina popolare una potenza internazionale. Erano gli anni del Grande Balzo in Avanti, un tentativo eccezionale e disastroso di industrializzare il Paese in breve tempo. Solo con il cambio di rotta imposto dopo la sua morte da Deng Xiaoping, fautore di un socialismo pragmatico e aderente alle condizioni reali della nazione, la Cina ha potuto svilupparsi a un ritmo incredibile e diventare, dal 2005 in poi, una vera potenza dell’area del Pacifico. Comunque sia, la previsione di Mao fa la sua impressione, a 71 anni (oggi) dalla proclamazione della Repubblica Popolare Cinese.

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