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Resurrezione

Secondo i Venom

Secondo Halford

Secondo i Fear Factory

Secondo Brian May

E ora una lettura da Giovanni, capitolo 25


Per conoscere i Venom

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Uno dei miei gruppi preferiti è anche uno dei più influenti della storia del metal: i Venom, band inglese da Newcastle, che dagli anni ’80, tra alti e bassi, regala musica brutale e divertimento. In questo caso non posso vantare una discografia in mio possesso, ma una antologia in due dischi che raccoglie il meglio della loro produzione classica, ossia i primi quattro album e i singoli/EP più famosi. Il resto della loro produzione ho potuto però ascoltarlo su YouTube, quindi penso di poter scrivere abbastanza anche in questo caso. Dunque, non “i miei dischi di”, ma una presentazione per invitare all’ascolto.

La prima volta che li ho visti esposti su uno scaffale, non li avevo ancora sentiti nominare. Li notai solo per quel “Venom” che, all’epoca, era per me un personaggio dei fumetti. Era il ’97, credo, e si trattava del loro album fresco di stampa Cast in Stone. Non presentava nulla della loro classica iconografia satanica, anzi sembrava roba molto americana. Lì per lì lasciai perdere, poi mi capitò di vedere un loro video su TMC2 (o era Mtv?) in cui, se non sbaglio, cantavano The Evil One. Niente male, ma ancora non avevano fatto breccia nel mio cuore metallaro. Non c’è voluto molto perché ritrovassi il loro nome con sempre maggiore insistenza nei più svariati contesti musicali, come ispirazione soprattutto; tant’è che cercando di capire cosa fosse il “black metal”, cui mi stavo interessando, si rimandava sempre a loro come i primi ad aver coniato il termine e aver posto le fondamenta del genere, anche se poi con la loro musica non ha nulla a che vedere. Mentre moltissimi sono i gruppi thrash, power e death che li osannano come pionieri.

Negli ultimi anni li ho recuperati e me ne sono invaghito sempre di più, per la loro musica violenta e velocissima, per i richiami al satanismo (senza per questo prendersi drammaticamente sul serio, come invece alcuni famosi gruppi e artisti black), per la sfacciataggine a metà tra metal e punk che mi ricordava i Motörhead. Ne ho lette di tutti i colori su di loro; direi che o si amano, o si odiano. Io li amo.

Basta non prenderli troppo sul serio, come invece hanno sempre fatto i puritani (a causa delle tematiche) e i puristi della musica (a causa di una scarsità tecnica che però io, da bravo ignorante, non so riconoscere). Sono bravi per il complesso di elementi che hanno saputo combinare, anche in maniera tamarra, alzando la soglia di violenza del metal e giocando duro sull’idea della “musica del diavolo”. Vale la pena ricordare che all’epoca il metal era divenuto molto formale e tecnico, mentre il punk reagiva tornando alle basi; i Venom si sono posti nel mezzo, come dicevo, dando l’ispirazione a gran parte dei gruppi che diventeranno poi famosi e persino leggendari nelle decadi successive.

Solo un appunto in più sul black metal come genere; i Venom usarono per primi questa formula per distinguersi dagli altri, ma il genere musicale norvegese che tutti oggi riconosciamo con questo nome, ha preso da loro solo la tematica satanica, pagana e anti-cristiana. Il metal estremo è oggi molto oltre quello disordinato e caciarone dei Venom, non ha più elementi punk e, appunto, tende a prendersi molto sul serio (se si eccettua un genio come Abbath), laddove i suoi ispiratori hanno più che altro flirtato con l’occultismo e il simbolismo, passando da un iniziale – e superficiale – interesse, all’uso strumentale di tematiche horror. Insomma, riprendendo una dichiarazione di alcuni anni fa, nessuno pensa che Bowie venisse da Marte, quindi non c’è motivo di ritenere che i Venom uccidessero vergini per evocare il Male.

[A proposito del satanismo: anch’io, nell’adolescenza, ho avuto un periodo “satanista”. Non dal punto di vista religioso/praticante, beninteso. La figura del diavolo mi pareva ottima per esprimere una ribellione non proprio definita, una sorta di generale avversione per il cristianesimo dominante, per la Chiesa, per il conformismo e l’ipocrisia che sembravano plasmare la società. In effetti era più un satanismo alla Carducci, che vedeva in Lucifero il portatore della luce della modernità scientifica, del progresso materiale e spirituale, della gioia della vita, contro l’oscurantismo religioso. Ovvio che mi piacesse anche il simbolismo (in verità spicciolo) di croci rovesciate, 666, pentacoli e capri, oltre all’immaginario dantesco e agli orrori che ispirava. Avevo già da tempo messo da parte questo gioco, quando i Venom me lo hanno fatto riscoprire nel modo più bello e divertente, crasso, cialtronesco ed esagerato.]

E ora, scendiamo all’InfernoContinua a leggere