Il giorno in cui non successe niente

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Ci siamo arrivati finalmente. L’ultimo giorno. Quello che ha fatto guadagnare bei soldini ad artisti, registi, giornalisti, reti televisive, case editrici e soprattutto speculatori, sulle paure, le paranoie o l’ingenuità altrui. Un anno fa scrissi:

P.S.: da qui a un anno il mondo finirà di esistere come noi lo conosciamo. O forse no. Io penso di no.

Tra tutte le cose che mi è capitato di leggere sulla presunta data di fine del mondo, la più significativa è stata una frase in spagnolo su un cartello: “non ho paura che il mondo finisca nel 2012… ho paura che continui uguale”. D’altro canto, se questo fosse davvero l’ultimo giorno, se avesse ragione non la civiltà Maya bensì qualche folle profeta New Age, cosa potrei dire della mia vita? Cosa ho fatto, cosa ho concluso, cosa ho iniziato e non finito? Sono soddisfatto di come è andata fino ad ora? Cosa cambierei? Cosa darei per restare vivo, o cosa spererei che avvenisse dopo?

A dire il vero, le risposte non le ho. Potrei dire che ho avuto una infanzia felice, una adolescenza triste e ora una buona vita a fianco di una donna meravigliosa; che cambierei varie cose del passato, pur sapendo che sono quel che sono perché le cose per me sono andate come sono andate; che pur sforzandomi di accettare la morte, vorrei vivere ancora molto a lungo e riuscire davvero a realizzarmi, sondando tutte le vie che mi si aprono davanti. Ma in fondo è quel che ci accomuna un po’ tutti, noi gente “normale”. Se potessi avere una seconda occasione sprecherei meno tempo in seghe mentali e stupidaggini varie, questo lo posso dire con sicurezza.

E ora, inauguriamo una nuova categoria: Cose da Nerd. Se il mondo finisse per un cataclisma, come accadrebbe? L’obiezione più evidente è quella del fuso orario: la data del 21 dicembre non arriva ovunque allo stesso momento, perciò deve pur cominciare da qualche parte. Essendo l’origine della “profezia” proveniente dal calendario di una civiltà mesoamericana, il tutto dovrebbe avere inizio in Messico. Considerando che ci sono sei ore di differenza e che al momento in cui scrivo sono le 14:56, il Messico non esiste più da sei ore e cinquantasei minuti, così come le altre zone tra l’America centrale e l’Oceano Pacifico, estendendosi naturalmente a tutto il nord e il sud sulla linea del meridiano.

Considerando questa prospettiva, l’unico modo di concepire il cataclisma per fuso orario è con una scansione “a spicchi”: la distruzione partita dal Messico procede da est a ovest seguendo il ritmo di rotazione della Terra e ora dopo ora un intero spicchio da un Polo all’altro cessa di esistere come noi lo conosciamo. Di questo passo la distruzione ha la durata di 24h, appunto la durata del 21/12/2012 secondo l’orario messicano, e arriverà a noi quando saremo già al 22/12, dunque vivremo nominalmente un giorno in più rispetto al resto del mondo e, a voler essere pignoli, possiamo affermare che questo solo fatto smentisce i profeti New Age e la loro misinterpretazione (esiste questo vocabolo in italiano? boh, ma che importa tra nove ore non esisteremo più).

Se invece non si volesse dar credito all’obiezione del fuso orario, un’altra ipotesi è l’effetto “ad anello”: fermo restando l’origine del cataclisma in Messico, come una goccia cade nell’acqua causando onde a cerchi concentrici così il disastro si espande in tutte le direzioni come un cerchio, un anello appunto, avvolgendo l’intero pianeta fino al corrispettivo punto geografico dall’altra parte del globo. la durata di questo processo dovrebbe comunque essere di ventiquattro ore, lasciando il primato di sopravvivenza da qualche parte in Estremo Oriente.

Sì, mi pare che possa andare. 😀

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